Settimana 2 Ed eccomi alla mia seconda settimana di scoperta della Lituania, paese che ho scelto per il mio Erasmus dalla collocazione geografica ignota a molti.Gli stessi lituani ci scherzano,…
Settimana 2
Ed eccomi alla mia seconda settimana di scoperta della Lituania, paese che ho scelto per il mio Erasmus dalla collocazione geografica ignota a molti.Gli stessi lituani ci scherzano, con aggiunta di spot in cui definiscono Vilnius il punto G dell’Europa (perché nessuno sa dove sia esattamente ma quando lo trovi è fantastico).
Questa rubrica nasce perché l’Erasmus è una bellissima esperienza, specialmente se fatta in un posto di cui nessuno sa nulla e chi ne sa qualcosa parla di freddo e buio che fanno patire gli sprovveduti che vi si recano.
È per smentire (o confermare?) queste voci che ogni mio articolo di questa rubrica si divide in tre sezioni: Surviving the Language, Survivng the Climate e Surviving the Kitchen più una sezione inedita ogni settimana in base a quel che più mi ha colpito.
Enjoy!
Vytauto Didžiojo Universitetas: dove i professori portano la cravatta degli Avengers
Tralasciando la fatica immane che ho fatto per scriverlo la VDU, l’università che frequento in Lituania, è spettacolare.
Dall’imponente ingresso alle aule modernissime (con tanto di aula studio con pareti in vetro) tutto sembra super organizzato.
Portinai e addetti agli uffici sono giovani e professionali (a differenza dei segretari che affollano i nostri uffici universitari e che non posso insultare a dovere in questa sede) e i programmi delle mie lezioni, regolarmente caricati sul sito, promettono meraviglie, tra cui insegnamenti su come fare reportage partendo da come si impugna la telecamera all’intervista a persone fisiche per la strada.
Tuttavia non voglio cantare vittoria troppo presto e illudermi che ciò che dice il sito e che i professori promettono corrisponda completamente reale: credo che andando avanti con gli articoli scopriremo assieme se la VDU è perfetta come sembra o se sto solo venendo sedotta e illusa.
Ultima menzione speciale, oltre che probabilmente unica ragione per cui avete continuato a leggere fin qui, va al professore di Creative Writing, presentatosi a lezione con orecchini e cravatta viola degli Avengers. Non riesco a smettere di chiedermi che fama potrebbe avere tra studenti e colleghi questo professore se vivesse in Italia.
Surviving the Kitchen
Come avevo pronosticato la scorsa settimana questa rubrica ha bisogno anche di una voce Surviving my Kitchen: essendomi cucinata quasi sempre da sola, infatti, questa settimana della cucina lituana ho capito solo che non disdegnano l’uso della carne nei piatti e che hanno salumi decisamente più forti dei nostri.
Del mio modo di cucinare, invece, ho capito che se metto semi di girasole in ogni piatto posso sfamarmi prima e cucinare meno portate (e mi rendo quasi conto di quanto ciò sia triste mentre ne scrivo).
Surviving the Language
Come per la sezione Surviving the Kitchen ci vorrebbe una doppia ripartizione: una per la lingua inglese e una per quella lituana.
Questo perché nelle mie conversazioni in inglese risalta subito un marcato accento italiano, cagione di curiosità e ilarità da parte di chi ascolta e commenti che si sprecano, tra chi chiede il significato di alcune parole e gesti italiani fino a chi dice che, emotivamente, l’ascoltare italiani che parlano inglese è un po’ come guardare i video dei gattini; stessa sensazione a metà tra l’intenerito e il divertito (ed essendo contraria ai video dei gattini mi sono un po’ offesa).
Sul versante dell’idioma lituano, invece, sono finalmente riuscita a memorizzare il nome della strada in cui abito e quello della mia università. Ah, e ho scoperto che Kepyklele non è il nome del mio locale preferito né una catena con una decina di sedi solamente in centro: vuol dire semplicemente panetteria.
Surviving the Climate
Delle tre è stata la prova di sopravvivenza più ardua che ho dovuto affrontare questa settimana.
Dopo aver vissuto sotto un cielo completamente grigio per giorni e giorni il semplice e scontato atto del rivedere il sole mi ha fatto provare emozioni che mi ero scordata si potessero provare.
Sorridevo, sorridevo senza motivo, sorridevo alle mie coinquiline e loro sorridevano senza motivo a me.
In più l’arrivo del sole ha coinciso con la giornata dell’indipendenza della Lituania, ragione in più per cui le strade sono state piene di gente (o scusa per uscire a prendere un po’ di sole).
Forse anche alla giornata assolata che c’è stata ieri devo la motivazione e l’energia che mi spingono ad arrivare a fine articolo oggi e spero che basterà per scrivere anche quello della prossima settimana.