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L’umanità ha bisogno di umanità

In questi giorni di quarantena mi sono trovata a riflettere sulla situazione che ognuno di noi sta vivendo. Ho deciso di mettere per iscritto i miei pensieri e le mie…

In questi giorni di quarantena mi sono trovata a riflettere sulla situazione che ognuno di noi sta vivendo. Ho deciso di mettere per iscritto i miei pensieri e le mie riflessioni riguardo a questo momento di difficoltà, che io personalmente sto affrontando con emozioni contrastanti. A volte, non potendomi rassegnare all’idea che tutto sia iniziato per caso, mossa da un potente bisogno di capire il perché di tutto questo, vado compulsivamente alla ricerca di spiegazioni; forse perché per me sarebbe più facile accettare quello che sta accadendo. Ma ragioni non ce ne sono, o quanto meno non è facile individuarle. Altre volte invece, sentendomi impotente, mi rifugio nel mio “nuovo mondo” fatto di piccole e semplici cose, ma comunque molto gratificanti, che spesso si danno per scontate. Qui nel mio mondo, prevale la rassegnazione, mi siedo e aspetto che la corrente mi trascini a riva. Forse è questo lo spirito giusto per vivere più serenamente questo periodo? Ancora devo capirlo. Una delle emozioni che in questi giorni non è venuta a bussare alla mia porta è la rabbia. Quella proprio no. Perché avere bisogno di odiare?

Purtroppo, ancora una volta, ci siamo ritrovati a riversare la nostra rabbia contro chiunque ci apparisse “responsabile” o “potenziale responsabile” della diffusione del virus. Vi ricordate qualche mese fa quando ancora l’Italia sembrava essere immune al Coronavirus come ci siamo accaniti contro la popolazione cinese residente nel nostro Paese? È toccato per prima ai cinesi, perché ritenuti gli untori di quella che di lì a poco sarebbe stata definita una pandemia. Abbiamo di colpo smesso di consumare cibo nei loro esercizi, ad emarginarli, fino ad arrivare alla violenza verbale e fisica. Ironia della sorte, ora che siamo incappati anche noi, insieme a tanti altri Paesi, nel tunnel del Coronavirus, i cinesi ci vengono in soccorso.  Non ho bisogno di aggiungere altro. Ma le manifestazioni di rabbia e risentimento per questa situazione a dir poco frustrante e angosciante non hanno colpito solo la popolazione cinese, bensì qualsiasi individuo che venisse reputato, in maniera azzardata vorrei aggiungere, come civicamente e umanamente irresponsabile. Sarà capitato quasi ad ognuno di noi di essere stato vittima, di aver assistito o di aver sentito parlare di episodi di aggressione verbale da parte di soggetti profondamente indignati di fronte ai comportamenti non conformi alle disposizioni emanate dal decreto di alcuni cittadini. La rabbia è sfociata nella violenza verbale a scapito di tutte quelle persone considerate untori per aver portato il bambino al parco, perché amanti della corsa e dell’attività all’aria aperta, più comunemente definiti runners, o perché avvistati per strada, senza avere la minima idea del perché quella persona si trovava fuori casa in quel momento.

È accaduto pure a me. Qualche settimana fa mentre stavo ritornando a casa sono stata aggredita verbalmente da una donna che si trovava davanti al suo portone, impegnata a controllare chi infrangesse le regole. Premetto che non ho risposto alle provocazioni di questa persona che mi ha dato dell’“ignorante” e della “pezzo di merda” per avermi vista per strada. Oltre agli insulti, mi ha accusato di essere una delle responsabili di questa situazione. Il tutto è stato urlato a squarciagola dall’altra parte della strada. Con questo non voglio di certo dire che chiunque sia autorizzato a mettere da parte il proprio senso di responsabilità ed infrangere le regole, tutt’altro. Ma credo che questa violenza non porti nulla, non dobbiamo per forza cercare un colpevole da condannare. Spero che usciti da questo periodo difficile saremo diventati tutti più umani. Non perbenisti, ma umani.

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“E poi è arrivato il Coronavirus…” diario di una settimana sospesa

Tra contratti di lavoro sfumati, colloqui via Skype, un ragazzo di origine albanese, ospitato da una famiglia di Narni, ci racconta lo scorrere lento delle sue giornate. Il 29 gennaio…

Tra contratti di lavoro sfumati, colloqui via Skype, un ragazzo di origine albanese, ospitato da una famiglia di Narni, ci racconta lo scorrere lento delle sue giornate.

Il 29 gennaio 2020 ho terminato il mio ciclo di studio e ho acquisito un attestato del CFP in Aiuto cuoco. Da quel momento ho iniziato a portare fisicamente curriculum vitae in ogni dove e mi sono anche iscritto a tante piattaforme per la ricerca di lavoro.

Dopo circa un mese la mia ricerca sembrava coronata da successo: la società di ristorazione turistica Cafè Teatro mi aveva fissato un appuntamento di lavoro per il 14 marzo a Roma e poi ero stato contattato da un bar/tavola calda di Narni per iniziare il mio periodo di prova giovedì 5 marzo 2020 alle ore 11:00.

Poi è arrivato il “Coronavirus”

Giovedì 5 marzo, mi sono alzato di buon’ ora, mi sono preparato, ho preso la mia divisa lavata e stirata di fresco, ero in procinto di vestirmi quando mi hanno chiamato al telefono e mi hanno detto di non andare perché il pomeriggio precedente erano state chiuse le scuole e quindi già si vedeva che il mio lavoro per il momento non sarebbe stato necessario, ma che a situazione mutata mi avrebbero richiamato.

Archivio il mio possibile lavoro al bar e aspetto l’appuntamento del 14 marzo a Roma.

La mattina del 9 marzo messaggio WhatsApp dal Cafè Teatro che mi dice che a causa del decreto del 9 marzo del Presidente del Consiglio dei Ministri non era possibile effettuare il colloquio in persona ma via Skype per il pomeriggio seguente.

Colloquio effettuato, seguito da messaggio il 13 marzo in cui mi si dice che è stato positivo e che ci aggiorneremo via WhatsApp.

Ed ora sono qui chiuso in casa che aspetto, anzi siamo qui chiusi in casa, io e la mia molto allargata famiglia.

Tutti noi cerchiamo di far passare il tempo impegnandoci su più fronti.

Di seguito le mie azioni al fronte…

Lunedì 16 marzo

La casa in cui io vivo ha anche un po’ di terreno in cui ci sono viti ed ulivi ed io dopo essermi svegliato di buon’ora ho aiutato a raccogliere e portare al magazzino, dove sarebbero state bruciate, i resti della potatura delle viti effettuata da Tahir il giorno precedente. Questo era un lavoro assolutamente nuovo per me ma non mi è costata  alcuna fatica, anzi è stato un buon diversivo.

Poi  sono tornato ad un lavoro a me più congeniale e quindi ho  apparecchiato la tavola per il pranzo e per la cena.

Martedì 17 marzo

Martedì è stato un giorno più normale, mi sono  svegliato, ho parlato al telefono con la mia famiglia a Tirana, ho aiutato in casa  con le faccende domestiche, preparando la tavola per il pranzo e per la cena e nel pomeriggio ho guardato una serie tv su Netflix , “Peaky Blinders”.

Serie avvincente ambientata all’inizio del XX secolo in Inghilterra, precisamente al termine della seconda guerra mondiale.

Mercoledì 18 marzo

Dopo aver fatto colazione ho letto un po’ di annunci di lavoro con il  telefonino,  ho aiutato in  casa e cosa inedita per me ho portato fuori il cane, Stella, vincendo la mia ritrosia per questi animali.

Nel pomeriggio ho  messo in pratica i miei studi e ho preparato la cena: frittura di pollo e patate. Apparecchiato tavola, cenato, serie tv e a letto.

Giovedì 19 marzo

Svegliato, attualmente sempre abbastanza presto, dopo aver fatto la colazione sono stato in camera a parlare con la mia famiglia.

Ho come sempre preparato la  tavola per il pranzo e  dopo mi sono inventato aiuto compiti di inglese, traduzione, testo e relative domande, per Bradi, il ragazzo quasi mio coetaneo che vive qui e che frequenta il terzo Liceo Scienze Umane.

Prima del Coronavirus

Venerdì 20 marzo

Nella mattinata di oggi mi sono dedicato alla lettura di annunci sul   PC, ho pranzato e dopo pranzo sono stato destinato ad un nuovo fronte: sorveglianza in giardino di tre bambini: Erius 10 anni, Mariela 9 anni. XhorXhina (Giorgina) 6 anni. Esperienza sicuramente più devastante della raccolta potatura.

In serata per la cena sono tornato aiuto cuoco con Paola..

Sabato 21 marzo

Mi sono svegliato presto per andare con Paola alle ore 08:00 a Narni Scalo.

Visti i divieti ci siamo muniti di modelli di autocertificazione, che cambiano tutti i giorni, e mentre lei faceva spesa io ho a preso l’acqua alla fontana/erogatore.

Tornati a casa abbiamo fatto colazione con i diversi componenti della famiglia poi nella prima mattinata messo in ordine la mia stanza.

Nel pomeriggio, con Bradi abbiamo  guardato un film.

Domenica 22 marzo

Domenica molto rilassata: dopo aver fatto colazione ho finito di sistemare la mia stanza e nel pomeriggio ho aiutato Bradi a finire i compiti da spedire alle sue insegnanti, poi con Paola ho preparato la cena.

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