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Sport e tecnologia: i sogni di successo di Kevin

In un mondo sempre più multiculturale, facciamo quattro chiacchiere con Kevin, un ragazzo come tanti suoi coetanei, con diversi interessi e sogni nel cassetto. Un “nuovo umbro” di Terni, ma il…

In un mondo sempre più multiculturale, facciamo quattro chiacchiere con Kevin, un ragazzo come tanti suoi coetanei, con diversi interessi e sogni nel cassetto. Un “nuovo umbro” di Terni, ma il cui spazio è il mondo!

Ciao Kevin, presentati in due parole.

“Ciao, il mio nome è Kevin, ho 17 anni. Sono nato in Italia ma ho origini albanesi. Frequento l’istituto tecnico commerciale di Terni Federico Cesi e ultimamente ho vissuto una bellissima esperienza di Erasmus+ in Spagna.”

So che sei appassionato di sport, vero?

“Sì, esatto. In generale amo tutti gli sport ma soprattutto adoro il calcio e il basket. Gioco a calcio nella squadra juniores del Massa Martana come centrocampista centrale; siamo un gruppo molto affiatato, ed infatti stiamo lottando per i primi posti della classifica. Oltre a questo i pomeriggi liberi mi piace passarli giocando a basket con i miei amici; seguo molto il campionato americano NBA e tifo i Golden State Warriors.”

Quali altri interessi hai?

“Posso dire che mi interesso molto di tutto ciò che riguarda i sistemi informatici. Mi piace divertirmi con il mio computer utilizzando software e sistemi operativi di vario genere.”

Tecnicamente tu potresti essere definito un italiano di seconda generazione. Che cosa significa per te essere una “seconda generazione”?

“Sì, credo che sia il termine che più mi si addice. Per me essere una seconda generazione vuol dire essere un mix di due culture e tradizioni diverse che diventano un tutt’uno, ed è una condizione che secondo me col tempo diverrà sempre più comune.”

Ti senti più italiano, albanese o entrambi allo stesso modo?

“Direi entrambi allo stesso modo. Non riesco a definirmi un italiano puro, viste le mie origini, ma allo stesso tempo non sono interamente albanese dato che sono cresciuto in un’altra nazione, che ha principi e tradizioni molto diverse.”

Questa situazione ti ha mai dato problemi nei confronti di altre persone?

“Per ora no, sia a scuola che nella mia squadra non ho mai avuto problemi per questa condizione. Forse perché solitamente sono circondato da persone mentalmente aperte e con un pensiero giovane, e anche perché quelli che non mi conoscono credono tutti che io sia italiano, anche a causa del mio cognome (Doga, ndr).”

Nella tua comunità (scuola, amici, compagni di squadra, ecc.) ci sono tanti stranieri e seconde generazioni?

“Dove vivo ci sono molte seconde generazioni, almeno da parte di uno dei due genitori, sia a scuola che nella mia squadra e tra i miei amici sono molti coloro che provengono da altri Paesi.”

Come definiresti Terni, la città in cui vivi, dal punto di vista dell’integrazione e dell’inclusione?

“A Terni, come in tutte le altre città, sono presenti persone con modi di pensare diversi ma nonostante ciò dal punto di vista dell’inclusione e dell’integrazione non credo ci sia moltissimi problemi, anche se ultimamente si sono formati molti gruppetti di persone e amici stretti che escludono chiunque non faccia parte di loro.”

Secondo te cosa possono dare le seconde generazioni alle comunità di città e paesi di un territorio come l’Umbria?

“Credo che, nonostante le origini, queste persone possano portare avanti le tradizioni del bellissimo territorio umbro. Ma dall’altra parte possono introdurre quel tocco di diversità sia nelle città più grandi che nei piccoli paesi con tutto ciò che hanno appresso dai genitori e dai parenti.”

Quali sono i tuoi sogni e progetti per il futuro?

“Il mio sogno è quello di trovare un lavoro che sia correlato al mondo dello sport, magari proprio nella NBA. I miei progetti invece sono quelli di riuscire a frequentare l’università in una delle città più importanti a livello accademico, come Bologna o Torino, e se mi trovo bene trasferirmi là per avere più possibilità di trovare un lavoro bello e gratificante.”

Chiudiamo con una gioco, la “10 years challenge” al contrario: dove ti vedi tra 10 anni?

“Tra dieci anni immagino di lavorare in un’azienda che si occupa di sicurezza informatica a Torino, e magari nel frattempo di giocare in una squadra semi professionistica di calcio della città per tenermi in forma.”

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Matrimonio, cinque differenze tra Italia e Albania

Cosa c’è di più universale dell’amore? In ogni parte del mondo le persone si innamorano e promettono di rimanere insieme tutta la vita seguendo cerimoniali più o meno differenti tra…

Cosa c’è di più universale dell’amore? In ogni parte del mondo le persone si innamorano e promettono di rimanere insieme tutta la vita seguendo cerimoniali più o meno differenti tra loro.

Alcuni di questi riti nuziali non prevedono l’abito bianco, in altri sparisce la celebrazione in chiesa, in altri ancora si festeggia per giorni e addirittura in alcune tribù si strappano i capelli della sposa prima delle nozze per avvertirla dei dolori che proverà nel corso della sua vita matrimoniale (andiamo bene!).

In alcuni matrimoni sparisce perfino il momento del fatidico sì. Uno di questi casi è l’Albania, in cui, almeno nei matrimoni che non prevedono cerimonie religiose, ci si sposa in Comune anche mesi prima della vera festa nuziale. O meglio delle feste nuziali! Sì, proprio feste, perché un matrimonio tradizionale dura dai due ai quattro giorni!

Vi starete domandando cosa accade durante queste giornate, ma siccome sono balorda e voglio farvi entrare più spesso nel sito rimanderò i vostri dubbi al prossimo articolo per creare hype, quindi oggi elencherò le cinque differenze principali tra un matrimonio italiano e uno albanese.

Buona lettura!

  1. Il cibo Metto questa voce in cima alla lista sapendo che, moralismi a parte, è la prima cosa che viene in mente a chi è avvezzo ai matrimoni all’italiana.Gli italiani che mi stanno leggendo si chiederanno se con –minimo- due giorni di festa per ogni matrimonio non si stermini la fauna locale per fare da mangiare a tutti gli invitati.Dovete sapere che una delle cose che differenziano il matrimonio albanese da quello italiano è che il cibo non è un elemento preponderante: si mangia, e pure parecchio, ma non ci sono né buffet chilometrici né camerieri che ti mettono davanti un altro piatto non appena ti distrai.
  1. La cerimonia A meno che non si tratti di un matrimonio con rito religioso, matrimonio e divinità sono due cose lontanissime (e vorrei vedere dopo due notti in bianco passate a ballare e a fare su e giù con la macchina dalla casa dello sposo a quella della sposa). La domenica è il giorno in cui si fissa il matrimonio, o meglio l’ultimo giorno di festa, o meglio ancora la festa dello sposo. Il sabato si svolge la festa della sposa, con i suoi invitati, lo sposo e i krushket. Chi? Ne parlerò più nel dettaglio nel prossimo articolo!
  1. In realtà si è già sposati Si festeggia la nascita di una coppia per almeno due giorni ma in realtà le varie carte che suggellano il matrimonio sono state depositate in Comune da almeno un mese. Continuando a leggere i miei articoli scoprirete che la mentalità albanese è decisamente pragmatica e finire di stressarsi per preparare la parte burocratica delle nozze per poi stressarsi per occuparsi di organizzare la festa (che, posso assicurarlo, è estremamente impegnativo) ne è una prova.
  1. L’organizzazione Poche storie: durante le giornate di matrimonio si festeggia e al centro della cerimonia ci sono gli sposi. Per questa ragione servizio fotografico e/o teaser del matrimonio (a chi strabuzza gli occhi sì, esiste, ed esiste anche in Italia) vengono fatti giorni in anticipo rispetto alla festa, con la sposa che ha già noleggiato l’abito, quando non gli abiti. Già, noleggiato: comprare il vestito in Albania per poi rimirarlo/guardarlo mentre si ingiallisce nell’armadio non è un’abitudine diffusa (benedetta pragmaticità).Quindi, niente fotografi che rubano gli sposi anche ore per lo shooting (o sposi che rubano il fotografo, devo decidere) interrompendo la festa, né documenti nuziali che sono già stati depositati tempo prima. Insomma si sta senza pensieri…
  1. …se non fosse per i mille rituali da seguire durante la festa! Andare a prendere la sposa dalla sua casa, offrire i llokume, fare vari balli e suonare il clacson a tutto spiano lungo la strada. Nonostante la globalizzazione, in Albania si seguono ancora gran parte delle tradizioni che caratterizzano il tipico matrimonio albanese (se si esclude forse un vecchio gioco alcolico che merita un articolo a parte). Siete curiosi di conoscerle tutte? Allora vi do appuntamento al prossimo articolo!
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