Settimana 1

Arriva la mattina, mi sveglio e alzo la testa dal piccolo letto in cui sono sprofondata per guardare verso la finestra e capire se lo spiraglio di luce che mi è sembrato di intravedere sia un miraggio o del vero sole.

Ovviamente è un miraggio, tuttavia decido di prenderlo come segno di una bella giornata.

Perché qui a Kaunas, principale polo universitario della Lituania, il sole si presenta a piccole dosi e quando c’è (quel poco che c’è) non bisogna mai darlo per scontato.

Arrivati a questo punto saranno in molti a chiedersi “ma se volevi vedere il sole perché non sei andata in erasmus in Spagna come fanno tutti invece di fare una rubrica in cui ti lamenti?”.

So che in questo momento tanti studenti erasmus staranno decidendo in quale locale di Barcellona passare la sera mentre altri si staranno godendo il caldo a Siviglia ma a me piace la lotta per la sopravvivenza e me ne assumo tutte le responsabilità. Soltanto che ogni tanto evaderò da queste responsabilità narrando le mie peripezie, suddivise in problemi con la lingua, la cucina ed il clima, in questa rubrica: gli amici che non ammorberò con i miei racconti e coloro che avranno bisogno di sopravvivere al selvaggio Nord Europa mi ringrazieranno.

Wild New World

La prima impressione che ho avuto appena salita sull’autobus che dall’aeroporto mi avrebbe portata nella zona centrale di Kaunas è stata quella di essere in un pullman per prigionieri in una qualche società distopica. Buio, caseggiati sovietici di cemento, autista scortese ma soprattutto un mucchio di parole che non capivo.

Nei miei (pochi) viaggi non mi ero ancora trovata in un contesto in cui non afferravo una sola parola, né sentivo termini che non ero in grado di memorizzare perché troppo diversi dai miei.

In breve ho avuto la netta sensazione di essere all’interno di una bolla che dovevo far scoppiare per riuscire a raggiungere il mio dormitorio senza perdermi nel cuore della notte.

Inutile dire che mi sono persa. Con tre bagagli, che complessivamente pesavano una quarantina di chili, in mezzo alla neve che cadeva e senza un’anima viva per le strade.

In compenso ero riuscita a notare che se nell’autobus ero in un mondo distopico uscita da esso ero all’interno di un qualche libro di fiabe russe che avevo letto da bambina. Solo che nel libro di fiabe dopo un po’ comparivano il calesse dorato, il principe azzurro delle nevi o entrambi.

Narro questo mio primo impatto con Kaunas (se ve lo stavate chiedendo ne sono uscita viva) per spiegare come mai nel titolo la definisco Wild New World. Forse non è esattamente selvaggio ma per me rimane un luogo che faccio fatica a capire, sia per la lingua sia perché mi sembra una città piena di facce diverse: quella post-sovietica degli anziani che sembrano essere memori di tempi diversi, quella in piena espansione degli edifici in ricostruzione e quella antica, quasi favolistica, che emerge dalla Old Town, l’unico luogo che sembra essere rimasto inattaccato dai vari accadimenti che hanno scosso il Paese negli anni.

Surviving the Language

L’ho già detto: completamente diversa da tutto quel che somiglia alle lingue che conosco. Spesso mi ritrovo a dover sbirciare dentro i vari esercizi commerciali per capire cosa sono e a perdermi lungo la strada perché non ricordo i complessi nomi delle vie.

Fortunatamente qui quasi tutti gli under 40 parlano inglese, anche se non sono mancate situazioni in cui ho dovuto imbastire conversazioni con anziani che mi si rivolgevano in russo (specie all’ingresso di un pub in cui sono praticamente inciampata dentro, ma questa è un’altra storia).

Surviving the Kitchen

Per adesso la mancanza della buona cucina italiana non si è fatta sentire troppo, perché il cibo qui è buono e super economico.

Il vero problema è che non ho più la mensa universitaria a mantenermi e questa rubrica più che chiamarla Surviving the Kitchen dovrei chiamarla Surviving my Kitchen.

Tuttavia qui è pieno di ristoranti economici che mi impediscono di cucinare troppo spesso e infangare la fama dell’Italia all’estero, ma, aspiranti visitatori della Lituania e curiosi, inizierò ad elencarveli nelle prossime settimane.

Surviving the Climate

Se siete meteoropatici non trasferitevi qui o non fatelo a febbraio: in una settimana ho visto un cielo azzurro una giornata sola e mi ero dimenticata potesse assumere un colore così vivo.

La gente del posto garantisce che il cielo tornerà  a donare un regime luce/buio normale verso aprile, ma fino ad allora credo che avrò incrementato la capacità di captare luce dei miei occhi e non ci farò più caso.

Direi che se mi dilungo a raccontare altri inconvenienti tragicomici l’articolo non finirebbe più e siccome non ho tempo di scrivere perché devo farmi una vita chiudo la narrazione delle mie peripezie qua.

Spero che le mie vicende in terra baltica vi divertano e, se così fosse (ma anche se così non fosse, non mi legge nessuno comunque), continuerò a scriverne.