Il governo di Boris Johnson, primo ministro britannico, ha proposto un piano per spedire in Ruanda i migranti che sbarcano attraverso il Canale della Manica e sono in attesa di riposta alla richiesta di asilo da parte della Gran Bretagna.

L’Inghilterra e la Ruanda, uno Stato dell’Africa Orientale, hanno stipulato un accordo che prevede il trasferimento in Ruanda degli immigrati che sbarcano in Inghilterra; quest’ultima, secondo l’accordo, pagherà il Ruanda per accogliere e farsi carico dei migranti mentre le autorità britanniche decideranno se accettare o meno la loro richiesta di asilo.
L’accordo prevede un biglietto di andata ma senza ritorno: se le autorità britanniche accettassero la richiesta di asilo, i migranti rimarranno in Ruanda. Nel caso contrario, lo stato del Ruanda valuterà se far rimanere i migranti o se farli traferire in un altro paese.

La proposta – oltre ad essere stata contestata dagli attivisti e dalle varie organizzazioni umanitarie che tutelano i diritti delle persone – è stata obiettata dalla Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo.
Anche il Principe Carlo ha espresso il suo dissenso, definendo questa proposta “spaventosa” e i vertici religiosi della Chiesa anglicana hanno definito questo piano immorale, che getta vergogna sulla Gran Bretagna.

Lo scopo del piano, afferma Boris Johnson durante una conferenza stampa, è quello di creare “rotte legali e sicure” per combattere il traffico illegale di migranti e scoraggiare l’immigrazione illegale e rimpatriare gli irregolari.
Se il testo verrà approvato, verranno istituiti nuovi reati con pene più severe: fino a quattro anni di carcere contro gli attuali sei mesi per chi entrerà nel paese senza averne i requisiti.
 La Border Force, cioè la polizia di frontiera, avrà nuovi poteri, come intercettare e confiscare imbarcazioni sospettate di trasportare migranti, oppure respingerle fuori dalle acque territoriali britanniche.

La ministra degli esteri Liz Truss, in risposta alle contestazioni, ha definito il Piano Ruanda “conveniente” e “completamente legittimo e giuridicamente legale”, aggiungendo che il piano ha un “ottimo rapporto qualità-prezzo”.
Ma cosa c’è di legale e moralmente legittimo nell’organizzare dei voli di espulsione per dei migranti che richiedono asilo?
A renderlo illegale, infatti, è l’articolo 31 della Convenzione di Ginevra relativa allo statuto dei rifugiati che afferma: “Gli Stati Contraenti non prenderanno sanzioni penali, a motivo della loro entrata o del loro soggiorno illegali, contro i rifugiati che giungono direttamente da un territorio in cui la loro vita o la loro libertà erano minacciate nel senso dell’articolo 1, per quanto si presentino senza indugio alle autorità e giustifichino con motivi validi la loro entrata o il loro soggiorno irregolari”.

Il 15 giugno la Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo ha bloccato un volo, con a bordo sette migranti, che stava per decollare nei presso di Salisbury.
La Corte ha tenuto conto delle preoccupazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), secondo cui i richiedenti asilo trasferiti dal Regno Unito al Ruanda non avranno accesso a procedure eque ed efficienti per la determinazione dello status di rifugiato.
Il governo di Johnson però non si arrende, sottolineando che il piano Ruanda andrà avanti.
Londra, perciò, rischia una lunga battaglia legale con Strasburgo.

«La vergogna è nostra, perché la nostra eredità cristiana dovrebbe ispirarci a trattare i richiedenti asilo con compassione, equità e giustizia, come abbiamo fatto per secoli»

(Leader anglicani)