Categoria: Tutto il Mondo è Paese

Perugia attraverso gli occhi dei partecipanti al progetto “Foodprint 4”

Dopo alcuni mesi di silenzio, dovuto a impegni vari, torno a raccontare come siamo visti dagli altri “popoli” e come questi ultimi ci attribuiscano inevitabilmente stereotipi. Questa volta gli italiani…

Dopo alcuni mesi di silenzio, dovuto a impegni vari, torno a raccontare come siamo visti dagli altri “popoli” e come questi ultimi ci attribuiscano inevitabilmente stereotipi. Questa volta gli italiani hanno giocato in casa! Ebbene si, durante uno Youth Exchange di dieci giorni sull’alimentazione sostenibile a Perugia sono stata a contatto con ragazzi di varie nazionalità che mi hanno permesso soprattutto di vedere la mia città attraverso i loro occhi.

Ph Associazione Kora

Vive l’Italie!

Con il team francese si è instaurata fin dai primi giorni una bellissima sintonia generata dal comune senso dell’umorismo che paragonato con il nostro, quello francese risultava talvolta meno diplomatico. Un esempio? Una ragazza italiana, quasi digiuna nella conoscenza del francese si sforzava spesso di comunicare, consapevole delle sue difficoltà si era scusata con il team dicendo che avrebbe dovuto migliorare il suo livello. Il ragazzo francese scherzando ma neanche troppo le ha risposto: “ne hai davvero bisogno!”. Ma la poca diplomazia dei nostri cugini d’oltralpe non ha nulla di personale nei nostri riguardi anzi, a dire il vero loro adorano noi e l’Italia. Sono rimasti a dir poco meravigliati dalle bellezze di Perugia, così come dalla cucina e dalla “dolce vita”. Ricordo di aver parlato con un ragazzo francese che con un pizzico di comprensibile presunzione mi ha detto: “voi italiani siete migliori di noi in tutto. Tranne per il vino!”. Io mi sono permessa di replicare che per quanto riguarda la moda e i vini, francesi e italiani si contengono il primato. La sua risposta mi ha davvero colpito. “Per quanto riguarda la moda secondo me ce la caviamo entrambi ma le ragazze italiane sono per natura più eleganti delle francesi. Una ragazza francese che indossa un abito corto e stretto appare ai miei occhi volgare mentre invece se lo stesso abito lo indossa una italiana appare incredibilmente elegante”. Interessante osservazione …

I “tedeschi” che ci piacciono

Che dire poi del team tedesco? Intendo precisare che era principalmente costituito da ragazzi egiziani e turchi residenti in Germania e quindi molto vicini a noi italiani per usi e costumi. Il loro modo di fare molto “mediterraneo” ha permesso subito di entrare in sinergia con loro. Naturalmente, pensando alla Germania prima di conoscerne i partecipanti ci aspettavamo ragazzi tutti d’un pezzo che non nutrono molta simpatia nei nostri confronti; invece questi “ nuovi tedeschi” si sono dimostrati più simpatici del previsto. Innamorati dell’Italia e dell’italiano, la maggior parte di loro mi ha confessato di non trovarsi bene a vivere in Germania e di voler vivere nel Nostro Paese, e più precisamente a Perugia, definita da loro stessi una città nel verde e a misura d’uomo. Un ragazzo turco, mentre eravamo in treno al ritorno da Passignano, mi ha chiesto di scrivere nel blocco note del telefono alcune frasi in italiano per gestire una conversazione base, chiaramente non potevano mancare le parolacce J I partecipanti del team tedesco, o meglio turco, o forse dovrei dire egiziano, erano davvero divertenti e sprezzanti del pericolo: durante il day off a Passignano sul Trasimeno hanno cominciato a bere amaro da mezzogiorno per poi intrufolarsi nelle piscine  e dando spettacolo con i loro tuffi acrobatici e la loro esuberante simpatia. Insomma, è proprio il caso di dirlo: “cose turche!”.

Ph Associazione Kora

…la mia città da un’altra prospettiva

Durante quei giorni ho girato la mia città come se fossi anche io una turista a Perugia per un erasmus e devo ammettere che la cosa mi ha fatto abbastanza effetto. Mi sono trovata a fare la valigia e a dormire dieci giorni in un ostello a meno di 5 minuti di macchina da casa mia. Quello però che più mi ha colpito è stata la strana sensazione che ho provato nel ripercorrere strade della mia città che conosco dall’infanzia insieme a ragazzi di altri paesi per la prima volta a Perugia. Attraverso i loro occhi ho visto una città diversa, ho respirato l’atmosfera e la magia di un posto sconosciuto che in realtà per me non lo era affatto. Ringrazio l’Associazione Kora che, ancora una volta, mi ha dato l’opportunità di vivere un’esperienza unica e di conoscere tante belle persone.

“Il vero viaggio do scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. ( Marcel Proust)

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Alla ricerca di cliché tra Spagna e Portogallo

Alla ricerca di cliché tra Spagna e Portogallo Continuano le avventure di italiani all’estero alle prese con i vari cliché e stereotipi che inevitabilmente vengono attribuiti. In questo articolo, racconterò…

Alla ricerca di cliché tra Spagna e Portogallo

Continuano le avventure di italiani all’estero alle prese con i vari cliché e stereotipi che inevitabilmente vengono attribuiti. In questo articolo, racconterò come ci vedono croati, polacchi, spagnoli e turchi conosciuti durante un recente Youth Exchange ad Ourense, una cittadina nel cuore della Galizia. Il mio Youth Exchange, data la posizione strategica della Galizia è terminato con un breve ma intenso soggiorno in Portogallo e di conseguenza non posso fare a meno di raccontarvi anche come ci vedono i portoghesi.

Italians, we love your cuisine! Cit. Croatian Team

Ebbene sì, cari amici lettori, il team croato specialmente durante i pasti commentava le pietanze offerteci dall’ostello ospitante usando come metro di valutazione la cucina italiana. Il momento dei pasti era completamente dedicato a profonde ed intellettuali riflessioni su ciò che stavamo mangiando, molto spesso pasta o pizza, che noi italiani facevamo fatica a definirli tali. Ma questo è normale, un italiano sarà sempre molto severo nel dover giudicare un piatto di pasta cucinato da spagnoli! La cosa che mi ha lasciata di stucco è che anche i croati si sono indignati di fronte ad una lasagna al tonno propinataci in Spagna. “ This is not an Italian lasagna!”. Non avendo mai conosciuto prima d’ora nessuno di croato non mi aspettavo che questo popolo per me sconosciuto fino a qualche settimana fa, fosse così esigente in termini di pasta e pizza italiana. Croati buongustai!

Vino e non vodka. “Sorry, we are not so strong!”

Credo che questo sia stato per me uno degli episodi più curiosi e interessanti che mostrano quanto italiani e polacchi siano culturalmente lontani, ed aggiungo per fortuna. Non sapendo molto su questo Paese sono partita con la curiosità di conoscere qualcosa di più a riguardo e quello che più mi ha colpito è che bevono vodka come se fosse acqua. La prima sera ad Ourense, il team italiano insieme a quello polacco è uscito a farsi un giro per la città, improvvisamente ecco sbucare una bottiglia di vodka insistentemente offerta agli italiani. I maschietti, più coraggiosi, sono riusciti a berne un bicchierino tutto d’un sorso, le femminucce invece hanno ringraziato spiegando che per loro la vodka è troppo forte considerando che sono abituate a bere principalmente vino bianco e prosecco. Quest’affermazione ha scaturito una risata collettiva del team polacco che considera il vino bianco come il latte per i neonati. “Sorry, we are not strong as Polish people!”

Camerata italo-spagnola, sarà un caso?

Inutile prenderci in giro, con il team spagnolo c’è stata sintonia fin dal primo istante. Chiaramente la vicinanza geografica e quella linguistica hanno fatto sì che tra tutti i paesi presenti allo Youth Exchange, quello più simile al nostro fosse la Spagna. Appena arrivata all’ostello mi sono sistemata in una camera mista composta solo da italiani e spagnoli e così ho avuto modo di scoprire che abbiamo le stesse identiche abitudini. Prima fra tutte, la pigrizia nell’alzarsi dal letto. La mattina gli ultimi ad alzarsi erano il team spagnolo e quello italiano, come gli ultimi ad andare a dormire. Dopo pranzo, il team italiano in quella settimana ha preso l’abitudine di fare mezz’oretta di siesta, dicesi in italiano pennichella, sulla scia degli spagnoli che non ci rinunciavano mai. Era frequente in quei giorni sentire spagnoli parlare in italiano (ciao ragazzi/e!) e italiani parlare in spagnolo (hola chicos/as!), il tutto sempre con un tono di voce tutt’altro che moderato. Los italianos son como nosotros!

Amici di Berlusconi…

Cosa dire del team turco? Sicuramente il gruppo più sui generis dello Youth Exchange. Anche loro affascinati dal nostro Paese e dalla nostra cucina ma soprattutto da Berlusconi. Durante tutto il soggiorno ad Ourense è capitato spesso che i turchi abbiano ricordato che il Presidente Erdoğan sia molto amico di Berlusconi, sono seguite poi domande sulla situazione politica attuale del nostro Paese. Da questo punto di vista posso dire che il team turco sia stato quello più interessato a conoscere quello italiano, sarà forse per Berlusconi???

Portoghesi, una rivelazione …

Perché dico rivelazione? Perché non ero mai stata in Portogallo fino a qualche settimana fa e non avevo nessuna aspettativa sul comportamento dei portoghesi nei confronti di un italiano, forse perché non ne conosco. Basta una parola per descriverli: adorabili! Non sappiamo se è nella loro natura essere così, ma con noi italiane che abbiamo proseguito l’avventura in Portogallo,sono stati di una gentilezza estrema. Ovunque andavamo ci chiedevano da dove venissimo e appena rispondevamo “Italy” cominciavano a parlare in italiano o almeno ci provavano. Nonostante la barriera linguistica rappresentata dal fatto che noi italiane a parte “obrigado” non sapessimo nient’altro in portoghese e loro non parlassero un granché di inglese, siamo sempre state aiutate quando abbiamo avuto bisogno d’aiuto. Obrigado!

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Matrimonio, cinque differenze tra Italia e Albania

Cosa c’è di più universale dell’amore? In ogni parte del mondo le persone si innamorano e promettono di rimanere insieme tutta la vita seguendo cerimoniali più o meno differenti tra…

Cosa c’è di più universale dell’amore? In ogni parte del mondo le persone si innamorano e promettono di rimanere insieme tutta la vita seguendo cerimoniali più o meno differenti tra loro.

Alcuni di questi riti nuziali non prevedono l’abito bianco, in altri sparisce la celebrazione in chiesa, in altri ancora si festeggia per giorni e addirittura in alcune tribù si strappano i capelli della sposa prima delle nozze per avvertirla dei dolori che proverà nel corso della sua vita matrimoniale (andiamo bene!).

In alcuni matrimoni sparisce perfino il momento del fatidico sì. Uno di questi casi è l’Albania, in cui, almeno nei matrimoni che non prevedono cerimonie religiose, ci si sposa in Comune anche mesi prima della vera festa nuziale. O meglio delle feste nuziali! Sì, proprio feste, perché un matrimonio tradizionale dura dai due ai quattro giorni!

Vi starete domandando cosa accade durante queste giornate, ma siccome sono balorda e voglio farvi entrare più spesso nel sito rimanderò i vostri dubbi al prossimo articolo per creare hype, quindi oggi elencherò le cinque differenze principali tra un matrimonio italiano e uno albanese.

Buona lettura!

  1. Il cibo Metto questa voce in cima alla lista sapendo che, moralismi a parte, è la prima cosa che viene in mente a chi è avvezzo ai matrimoni all’italiana.Gli italiani che mi stanno leggendo si chiederanno se con –minimo- due giorni di festa per ogni matrimonio non si stermini la fauna locale per fare da mangiare a tutti gli invitati.Dovete sapere che una delle cose che differenziano il matrimonio albanese da quello italiano è che il cibo non è un elemento preponderante: si mangia, e pure parecchio, ma non ci sono né buffet chilometrici né camerieri che ti mettono davanti un altro piatto non appena ti distrai.
  1. La cerimonia A meno che non si tratti di un matrimonio con rito religioso, matrimonio e divinità sono due cose lontanissime (e vorrei vedere dopo due notti in bianco passate a ballare e a fare su e giù con la macchina dalla casa dello sposo a quella della sposa). La domenica è il giorno in cui si fissa il matrimonio, o meglio l’ultimo giorno di festa, o meglio ancora la festa dello sposo. Il sabato si svolge la festa della sposa, con i suoi invitati, lo sposo e i krushket. Chi? Ne parlerò più nel dettaglio nel prossimo articolo!
  1. In realtà si è già sposati Si festeggia la nascita di una coppia per almeno due giorni ma in realtà le varie carte che suggellano il matrimonio sono state depositate in Comune da almeno un mese. Continuando a leggere i miei articoli scoprirete che la mentalità albanese è decisamente pragmatica e finire di stressarsi per preparare la parte burocratica delle nozze per poi stressarsi per occuparsi di organizzare la festa (che, posso assicurarlo, è estremamente impegnativo) ne è una prova.
  1. L’organizzazione Poche storie: durante le giornate di matrimonio si festeggia e al centro della cerimonia ci sono gli sposi. Per questa ragione servizio fotografico e/o teaser del matrimonio (a chi strabuzza gli occhi sì, esiste, ed esiste anche in Italia) vengono fatti giorni in anticipo rispetto alla festa, con la sposa che ha già noleggiato l’abito, quando non gli abiti. Già, noleggiato: comprare il vestito in Albania per poi rimirarlo/guardarlo mentre si ingiallisce nell’armadio non è un’abitudine diffusa (benedetta pragmaticità).Quindi, niente fotografi che rubano gli sposi anche ore per lo shooting (o sposi che rubano il fotografo, devo decidere) interrompendo la festa, né documenti nuziali che sono già stati depositati tempo prima. Insomma si sta senza pensieri…
  1. …se non fosse per i mille rituali da seguire durante la festa! Andare a prendere la sposa dalla sua casa, offrire i llokume, fare vari balli e suonare il clacson a tutto spiano lungo la strada. Nonostante la globalizzazione, in Albania si seguono ancora gran parte delle tradizioni che caratterizzano il tipico matrimonio albanese (se si esclude forse un vecchio gioco alcolico che merita un articolo a parte). Siete curiosi di conoscerle tutte? Allora vi do appuntamento al prossimo articolo!
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Tutto quello che non sapevate sulla Svezia e gli svedesi

Cosa vi viene in mente se dico Svezia o svedesi? Sicuramente nessuno può far a meno di pensare ad Ikea, al freddo, al buio, agli occhi azzurri e capelli biondi,…

Cosa vi viene in mente se dico Svezia o svedesi? Sicuramente nessuno può far a meno di pensare ad Ikea, al freddo, al buio, agli occhi azzurri e capelli biondi, alle ragazze sessualmente emancipate e di recente alla Nazionale di calcio svedese che alle qualificazioni di Coppa del Mondo 2018 ha battuto quella italiana provocandone l’esclusione.

Tanti sono i miti e le leggende da sfatare sulla Svezia e gli svedesi e altrettante sono le cose che in pochi sanno su questo Paese e sul suo popolo.

L’anno scorso ho avuto l’opportunità di vivere in una piccola città svedese per un programma doppio titolo e in cinque mesi di soggiorno sono parecchie le cose che non sapevo e che ho imparato sulla Svezia e soprattutto sugli svedesi. Ecco qui tutto quello che non vi aspettereste e che non mi aspettavo nemmeno io.

Parlano poco e bevono tanto?

Certamente nessuno si sorprenderà del fatto che gli altissimi e biondissimi svedesi siano poco loquaci e socievoli e che siano più disinibiti dopo aver bevuto qualche drink, ma quello che forse non sapete è il perché della loro introversione; come uno svedese stesso mi ha spiegato per loro è difficile sapersi approcciare con gli altri, svedesi e non. Durante i primi mesi in Svezia, quando incrociavo uno svedese nel collegio in cui abitavo e non mi salutava ci rimanevo male e la prendevo sul personale. Con il tempo ho capito che dietro a quel guardare il pavimento camminando come mummie senza dire “hey” (ciao in svedese) o “hi” c’era solamente una difficoltà nell’interagire con altre persone.

Guai a sedersi accanto ad uno svedese in autobus

Ebbene sì, mi capitava spesso di salire in autobus e vedere persone sedute con accanto a loro un posto libero. Un ragazzo che viveva lì mi ha spiegato che in Svezia è buona educazione in autobus non sedersi accanto a qualcuno in particolare se questo qualcuno è svedese che gelosamente custodisce il posto affianco a sé per paura che qualcuno si possa avvicinare. Questa regola di bon ton chiaramente va rispettata solo se ci sono abbastanza posti per tutti i passeggeri, altrimenti si è giustificati a sedersi accanto ad uno sconosciuto.

È inutile parlare sopra agli altri, tanto ti ignoro!

È incredibile ma gli svedesi sono assolutamente infastiditi da conversazioni con voci che si sovrappongono, cosa invece normalissima per noi italiani. Come spesso è capitato durante conversazioni tra italiani e svedesi se un italiano parlava ad uno svedese e un altro italiano subentrava nel discorso rubando la parola all’altro italiano, lo svedese lo ignorava con stile e classe continuando a parlare solo con la persona che era stata interrotta. È capitato anche a me personalmente di essere ignorata da una svedese perché avevo interrotto una ragazza che stava parlando ed una mia amica che aveva già vissuto in Svezia mi aveva detto che lo fanno sia perché non amano sentire più persone che parlano contemporaneamente ma anche per rispetto nei confronti della persona che sta parlando.

Invisibile, ma non quando hai bisogno di aiuto

E molto raro che uno svedese di sua spontanea volontà si avvicini a qualcuno per scambiare due chiacchiere o tantomeno per chiedere un’informazione, piuttosto finirebbe per perdersi per non chiedere indicazioni stradali. I nostri amici svedesi sono perfettamente in grado di non considerarti affatto, cosa che comunque a me non dispiaceva poiché durante tutto il mio soggiorno in Svezia non mi è mai capitato di essere “importunata” da ragazzi o uomini che suonano il clacson o ti fischiano mentre ti vedono passeggiare per strada. Però se mi capitava di chiedere informazioni a qualche svedese, ed in 5 mesi è capitato spesso, improvvisamente smettevo di essere trasparente e facevano sempre il possibile per aiutarmi.

Sono svedese ma non una poco di buono!

Mi dispiace dover deludere i lettori maschietti ma questa concezione secondo cui le svedesi siano sessualmente emancipate non fa di loro persone che vanno a letto con chiunque o che cedano a qualsiasi avance, anzi, come persone del posto mi hanno raccontato, sono molto timide e difficilmente si lasciano andare ai primi corteggiamenti.

Svezia: non solo Ikea

Forse molti non si immaginano che, come del resto anche io prima di arrivare in Svezia, ci sono dei paesaggi meravigliosi ed incantati soprattutto quando c’è la neve ( da novembre a marzo più o meno, quindi quasi sempre). La magia del paesaggio svedese è resa ancora più speciale dall’aurora boreale, evento unico al mondo ed affascinante per la sua particolarità se riuscite a non morire ibernati mentre cercate di vederla.

A primo impatto quello che salta a l’occhio sulla Svezia e sugli svedesi sono sicuramente elementi superficiali come il colore biondo “barbie” dei capelli e l’infinità di Ikea presenti nel territorio ma vivendo ed osservando le persone e l’ambiente che mi circondava ho scoperto che questo Paese e il suo popolo sono caratterizzati da qualcosa di più profondo e umano e non semplicemente da fattori come clima, aspetto fisico o abitudini, come succede del resto in tutti i Paesi quando si conoscono solo i loro cliché.

Tipico paesaggio invernale svedese

La magia dell’aurora boreale

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L’identità italiana vive di stereotipi?

Dovunque andiamo troviamo lo stereotipo: a volte ci vengono attribuiti altre volte li appioppiamo noi. In questa rubrica narreremo le avventure di italiani e stranieri alle prese con i clichè…

Dovunque andiamo troviamo lo stereotipo: a volte ci vengono attribuiti altre volte li appioppiamo noi. In questa rubrica narreremo le avventure di italiani e stranieri alle prese con i clichè in tutte le loro forme e assolutamente inevitabili dimostrando però che questo non impedisce di creare legami con chi chiamiamo straniero.

Italiani che gesticolano, italiani che vestono con eleganza, italiani che “guidano per uccidere”: di clichè sull’Italia ne esistono a bizzeffe. Ma quanti di questi ci caratterizzano realmente? E soprattutto come questi stereotipi condizionano la nostra “italianità” rendendoci unici agli occhi del resto del mondo?

Durante un breve soggiorno in Francia le autrici di questo articolo hanno interrogato, tramite un focus group, ragazzi di varie nazionalità (Algeria, Francia, Germania, Grecia, Spagna e Turchia) in merito ai clichè che attribuiscono agli italiani e a come quest’ultimi si applichino alla realtà divenendo di conseguenza un vantaggio o meno per il Belpaese. Il fatto di essere sempre notati per i nostri modi di fare “italiani” durante tutta la nostra permanenza e di aver ricevuto molte domande riguardo all’Italia ci ha fatto chiedere se l’identità nazionale italiana si costruisca attraverso i suoi stereotipi o se adirittura esiste solo grazie ad essi.

Ecco qua le risposte che abbiamo ottenuto durante il focus group e le considerazioni inevitabilmente emerse.

STILE DI VITA

Il nostro Paese è universalmente riconosciuto come la patria dell’arte e della moda. Tutti gli intervistati si sono trovati d’accordo nel dire che il patrimonio artistico italiano è tra i migliori al mondo. Nell’ambito moda invece l’Italia deve confrontarsi con la Francia poiché entrambe sono considerate eccellenze nel settore.

Inutile dire che i partecipanti hanno espresso la propria ammirazione nei confronti della cucina italiana e del caffè espresso.

Inoltre ogni singolo partecipante al focus group ha concordato nel riconoscere gli italiani come una popolazione molto chiassosa ma che soprattutto comunica anche gesticolando molto.

POLITICA E MAFIA

Stereotipo negativo ma inevitabile, secondo i partecipani la piaga della mafia condiziona pesantemente la Nazione italiana. Tuttavia, i nostri amici algerini (che abbiamo scoperto essere più compatibili con la personalità dell’italiano di quanto si potesse immaginare) sostengono che la mafia passi in secondo piano quando si parla d’Italia perché in primis si pensa alla cucina. Il nostro Paese è stato bersaglio di clichè riguardo alla situazione politica italiana soprattutto recente ritenuta a tratti estrema e a tratti comica.

ITALIANI CASANOVA

Nonostante il disaccordo delle due autrici gli intervistati sono convinti che l’italiano sia un vero latin lover, sempre ben vestito e pronto ad attaccare bottone (qualche partecipante ha specificato “non ci provano bene ma ci provano sempre”) anche quando già in coppia.

Non solo casanova: anche quando non si tratta di rimorchiare gli italiani sono sempre amichevoli nei confronti del prossimo anche se è emersa una differenza abissale tra l’approccio delle persone del Sud Italia e gli abitanti del Nord del Paese.

CONSIDERAZIONI

L’Italia è vista, anche grazie ai suoi stereotipi, in maniera estremamente positiva dai rappresentanti di ogni Nazione che ha partecipato al nostro focus group (forse in maniera più neutra da Germania, Spagna e Francia).

Interessante è la riflessione dei rappresentanti della Grecia in merito alla somiglianza tra la loro Nazione e la nostra “Nel nostro Paese si dice una faccia una razza. Italiani e greci vengono da luoghi geografici non dissimili e hanno tratti somatici abbastanza vicini, tuttavia l’Italia ha una forte visibilità a livello internazionale dovuta alla sua riconoscibilità”.

Dopo aver tratto le nostre conclusioni abbiamo notato che il punto di vista di uno degli intervistati si è rivelato fondamentale per comprendere come, secondo noi, vive l’identità italiana: “gli italiani non hanno un’identità nazionale ma se la creano attraverso gli stereotipi, che sono anche ciò che attrae gli stranieri e gli permette di venire in Italia, con grande guadagno per la vostra Nazione”.

Amida Agalliu, Beatrice Alunni

Tutti i partecipanti del progetto in Francia.

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