Se qualche anno fa si sentiva parlare solo sporadicamente di seconde generazioni ora questa definizione, se non è usata spesso, è comunque abbastanza presente nel nostro linguaggio quotidiano. “Being a Second Generation be like” nasce per creare uno spazio che narri le avventure di noi seconde generazioni alle prese con il contesto urbano in cui viviamo.
Ma chi sono le seconde generazioni?
Le seconde generazioni sono persone che hanno vissuto gli anni della loro formazione in una Nazione diversa da quella di origine o dal paese dei loro genitori; non stranieri nati in Italia, né bambini adottati da italiani ma tutta gente che ha vissuto gli anni della propria crescita immersa in due culture diverse. Sostanzialmente delle creature ibride (passatemi il termine, mi faceva ridere) che sanno di due culture abbastanza da definirle le loro ma non abbastanza da definirle le loro.
Eh?
Un po’ come tenere un piede in due scarpe ed avere l’altro piede scalzo.
Eh??
Cerco di essere più chiara. Essere una seconda generazione è venire da due paesi e non venire da nessun paese allo stesso tempo. I nostri genitori ci educano alla cultura di un paese in cui non viviamo e fuori casa siamo immersi in una cultura di cui non facciamo completamente parte perché, ad esempio, la tradizione del pranzo domenicale di famiglia non ce l’abbiamo; è una tradizione che conosciamo bene perché da piccoli i nostri amici erano irreperibili la domenica dopo mezzogiorno ma che non abbiamo mai vissuto del tutto perché nelle tradizioni della nostra famiglia la domenica non è un gran giorno e perché i parenti li abbiamo in un altro paese.
Al contempo però abbiamo la possibilità di vivere due culture sulla nostra pelle e di conoscerle entrambe a fondo, di parlare fluentemente la lingua di un paese e sentirci parte delle tradizioni di un altro mentre conserviamo uno sguardo obiettivo su entrambe le Nazioni che fanno parte di noi.
La sfida
“Being a Second Generation be like” vuole raccontare tutte le peripezie in cui una giovane seconda generazione si imbatte e dare voce a chi affronta le piccole e grandi sfide della quotidianità con in testa “due enciclopedie invece che una” e negli occhi lo sguardo critico, un po’ incuriosito un po’ disincantato, di chi può vedere entrambe le facce di una medaglia.
Vorrei che le seconde generazioni che leggono “Being a Second Generation be like” ridano perché si sentono rispecchiate in questa rubrica mentre chi tra i lettori non è una seconda generazione capisca com’è essere sempre psicologicamente pronti a ripetere il proprio nome almeno due volte dopo essersi presentato a qualcuno e conosca le piccole differenze nel nostro modo di vedere e vivere le cose.